Questo foto scattata nel giugno 2005 resta un simbolo per l’EOP, per D. Vitale e E. Deforest. Infatti è l’utima fotografia che abbiamo del nostro amico e fondatore della scuola A. Bernard in occasione della venuta a Roma all’EOP di B. Rochard.
B.Rochard e A. Bernard erano legati da grande amicizia e avevano preso insieme i loro diploma di osteopatia a Maidstone negli anni 75.
B. Rochard è stato per più di 10 anni presidente dell’associazione francese degli osteopati e ha fatto tante guerre per la difesa professionale dell’osteopatia in Francia. Era venuto a Roma 3 giorni nel giugno del 2005 per un corso di biomeccanica presso la nostra scuola.
Di B. Rochard vi presentiamo un articolo pubblicato sul quarto numero del Bollettino del SFDO (Syndicat Français Des Ostéopathes) e ripreso da About Osteopathy (SBO Belgium), del febbraio 2010.
Quest’articolo auspica che nelle scuole e nelle formazioni in osteopatia si ricominci ad insegnare in maniera appropriata l’osteopatia strutturale ed in particolare le tecniche “manipolative” che, senza avere paura delle parole, fanno parte delle fondamenta dell’osteopatia, cosa che spesso tendiamo a dimenticare.
Non dimentichiamoci del thrust*, strumento indispensabile del nostro armamentario terapeutico
A differenza di altre tecniche il “thrust*” – definito più comunemente “manipolazione” – è nell’opinione del pubblico e addirittura di certi professionisti, una manovra “forzata”, violenta..
Tra i promulgatori di questa idea c’è stato il dott. Maigne (tra l’altro ispiratore di un decreto del 1962 che riserva la manipolazione ai soli medici), che sembra da sempre aver ignorato la nozione di alta velocità e bassa ampiezza.
I fautori di un’osteopatia “dolce” non hanno fatto che avvalorare questa idea di “pericolosità”.
C’è da dire che normalizzare un’articolazione non è assolutamente un atto contrario alla cosiddetta “dolcezza” tanto auspicata da certi. Per contro privarsi di questo strumento, quando invece sarebbe necessario, significa rinunciare ad una parte delle nostre competenze.
Un indispensabile criterio di prudenza non deve diventare un motivo per non agire.
Non ci sono cattive manipolazioni, ma cattivi manipolatori e cattive indicazioni!
Utilizzato con maestria e con conoscenza il thrust rimane uno strumento fondamentale e non pericoloso.
È vero che questo discorso sembra un po’ fuori moda, per gli stessi motivi per cui non si parla più delle leggi di Fryette. Ma questo significa dimenticare che l’uomo vive in un universo ed è sottoposto alle forze che lo governano, ed in particolare alla gravità che, per ragioni di ordini di grandezze, ci interessa in modo primario. Tenerla in poco conto e privilegiare lo studio di movimenti infinitesimali – di cui le frequenze ritmiche e le ampiezze sono altrettanto discusse che il sesso degli angeli – significa ignorare una regola fondamentale che è quella di andare dal generale al particolare.
A noi, come osteopati, spetta il nobile compito di permettere al corpo – a tutto il corpo, cranio compreso – di liberare la sua reazione antigravitaria, ed è un compito fondamentale da cui non possiamo prescindere, quello di consentire all’uomo di erigersi armoniosamente, economicamente e senza dolore.
È questo il nostro vero contributo alla salute, ed è per questo obiettivo che noi dobbiamo impegnare le nostre conoscenze – tutte le nostre conoscenze e non solo quelle riguardanti il ritmo del LCR – al servizio del paziente. Tutto questo nel rispetto delle leggi della biomeccanica, con i suoi assi, i suoi pivot, le sue leve, ma anche della tipologia, dei principi fisici della tecnica ecc…
La conoscenza delle basi scientifiche del nostro mestiere è fondamentale , il non riconoscerle impedisce l’esercizio di un’osteopatia autentica.
Perdonate queste riflessioni che possono offendere più di un collega. Potrebbero essere attribuite ad ignoranza o ad arretratezza, ma sono l’espressione di sentimenti sinceri, condivisi da tutti coloro che non si identificano con questa visione di una osteopatia settaria fatta di “fluttuazioni” e di “onde” per arrivare a qualsiasi delirio.
E che dire di un’altra devianza “dolce” che spinge gli osteopati a privilegiare come strumento la relazione terapeutica? Mentre è evidente che si debba tener conto di questo rapporto come di uno dei parametri fondamentali del trattamento, dargli troppa importanza, in particolare dal punto di vista emozionale, apre la porta a delle derive di cui l’osteopatia avrebbe fatto volentieri a meno.
È un inganno per il paziente: il contratto non è soddisfatto, non è questo il servizio che ci si aspetta dalla nostra specialità.
A ciascuno il suo mestiere, non c’è cosa peggiore che fare un lavoro in cui non si è competenti .
Oggi è più che mai necessario ridefinire i limiti delle nostre competenze basandoci sulla tradizione e sulle evidenze scientifiche, e contemporaneamente sbarazzarci di tutte le scorie che ingombrano la nostra arte, snaturandola e attentando alla sua etica.
Solo attraverso un ritorno ai principi fondamentali, gestito da professionisti esperti, si può raggiungere questo obiettivo.
Questo deve attualmente essere il pensiero fisso soprattutto per chi è responsabile di una formazione e per coloro che hanno a cuore il futuro della nostra professione,
Non dimentichiamoci di ciò che dobbiamo ai nostri pazienti che hanno propagandato e sostenuto la nostra osteopatia tradizionale. Ormai troppo spesso delusi da esperienze infelici, devono sapere a chi rivolgersi, pena la fine di questa osteopatia, di cui essi sono stati i migliori divulgatori.
Una terapia capace di correre qualche rischio calcolato è sempre preferibile ad un trattamento confortevole ma inefficace.
*Thrust, nella terminologia anglosassone, è sinonimo di manipolazione specifica.