di Renzo Spanu
Il titolo potrebbe trarre in inganno. Non è la favola di Esopo che ha una fine piuttosto tragica.
Oggi l’aquila e la tartaruga, esempio portato spesso da Paolo La Valle e Dario Vitale (rispettivamente docente e direttore dell’EOP) mi servono per approfondire una caratteristica che ritengo particolarmente importante per un buon approccio osteopatico.
L’aquila vola in alto, molto in alto e da lassù può vedere tantissime cose: dove finisce una lunghissima strada, dove si trova la sorgente di un fiume, quanto è vasta una città. Ma non può vedere un filo d’erba, una crepa nel muro, un buco in una porta.
Al contrario, la tartaruga, che cammina piano piano e sta praticamente rasoterra, non saprà mai dove inizia e finisce quella strada che faticosamente percorre da ore e nemmeno quanto è grande la città che cerca di attraversare. Però vedrà attentamente i fili d’erba, le crepe nei muri e i buchi sulle porte.
Tartaruga e aquila sono complete? Perchè questi due esempi?
La tartaruga e l’aquila non sono complete: l’aquila può vedere il fiume nella sua interezza ma non potrà cogliere il particolare di quella ninfea che si trova in un’ansa. A sua volta, la tartaruga vedrà la ninfea ma non riuscirà a capire dove inizia e finisce il fiume.
In osteopatia è la stessa cosa. Troppo spesso si sono privilegiati approcci estremi e, con la stessa frequenza, questi approcci hanno fallito.
È giusto e sacrosanto valutare l’interezza del paziente che viene a studio da noi per un dolore al piede: quindi è giusta una anamnesi in cui ci appunteremo tutti i dati salienti che ci comunica. È giusto valutare la sua postura, il suo abito muscolare, le sue restrizioni. È necessario testare i grandi fulcri di moivmento.
Ma poi non possiamo fare solo le aquile e andare sui massimi sistemi senza essere stati tartarughe. Non possiamo andare direttamente alle vertebre cervicali senza aver analizzato in modo sistematico tutto quello che sta tra il piede e il collo.
Ci sono situazioni, ad esempio i traumi acuti, in cui si valuterà maggiormente il piede e meno il resto. Oppure ci saranno momenti in cui si farà il contrario: per esempio se il paziente ci riporta un dolore che ha una storia lunga di cronicità senza un evento acuto scatenante.
Per riuscire a spiegare al paziente il perchè per un dolore al piede trattiamo la cervicale, dobbiamo averlo chiaro dentro di noi!
Quindi, l’osteopata efficace è quello che sa essere una tartaruga volante. O un’aquila a quattro zampe!
La nuova Offerta Formativa
Dario Vitale, direttore di EOP presenta il Piano dell’Offerta Formativa 2024