Stiamo scrivendo queste due righe – io e Eddy – alla fine di una giornata in cui abbiamo assistito ad un post graduate di cui, per diplomazia o per decenza, taceremo il titolo ed il luogo.
Se la prima parte, durante la mattinata, è stata decorosa soprattutto grazie ad un’anatomia molto ben curata, questo pomeriggio un americano dal nome altisonante prima ci ha proposto i lavori di Korr e Denslow, lezione che nella nostra scuola diamo al primo anno.
Poi ci ha propinato un pastone sull’unità corpo – mente – spirito, saltabeccando tra citazioni bibliche e new age, mentre aspettavamo invano un po’ di neurofisiologia seria.
Adesso, consolati da una buona cena e dal bellissimo panorama di Atri, Eddy attacca:
“Se questo è il livello dei post graduate, i nostri allievi sono in una botte di ferro.”
“È la stessa cosa che ha detto Paolo La Valle dopo il post graduate di Milano sulle tecniche a leva corta” ribatto.
“Ma la cosa che mi preoccupa – aggiunge Eddy – è che l’osteopatia in questa deriva tra lo spiritualismo e l’esoterico, l’emozionale e la bioenergetica, sta perdendo la sua anima e, soprattutto, la sua manualità”.
“Certo che far attraversare l’Atlantico a qualcuno per sentire simili banalità, e far perdere dei giorni di lavoro a dei professionisti…”
“Vabbè, non ci pensiamo più, andiamocene a letto.”
E speriamo che il seminario di domani ci contraddica.
Dario Vitale
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