Pare opinione comune che la postura sia passata di moda.
Noi dell’EOP come scuola di osteopatia pensiamo, al contrario, che una visione posturale sia complemento indispensabile del mestiere osteopatico tant’è vero che abbiamo organizzato il corso dal titolo “La rieducazione posturale Mezieres in una visione osteopatica”.
Anzi! contiamo di introdurre sempre più, in un prossimo futuro, i concetti della postura nella nostra formazione.
Ignorare la postura equivale a ignorare le difficoltà che ognuno incontra nel mantenere la posizione eretta e interagire con l’ambiente esterno, in maniera economica ed efficace.
Queste difficoltà iniziano appena nati: mantenere la testa dritta sul collo, mettersi seduti, alzarsi in piedi, fare i primi passi, sono attività impegnative che da neonati ci occupano tutto il tempo che siamo svegli e di cui poi perdiamo il ricordo.
Durante lo sviluppo personale ripercorriamo le stesse tappe percorse dall’evoluzione, passando da una fase “rettiliana” quando, appena venuti al mondo, non abbiamo controllo sugli arti e siamo solo un tronco che striscia, ad una quadrupedica e infine alla sospirata stazione eretta, investendo in questa impresa tutta le nostre risorse di tempo e di energia.
Quando poi ci siamo riusciti, troppo spesso interrompiamo bruscamente questo allenamento. Cominciamo ad usare il nostro sistema muscolo scheletrico, una struttura che ha le potenzialità di un Nurejev, di un Bruce Lee, per stare in poltrona davanti alla tv, seduti a scuola, al computer o in auto.
Questa attitudine è così importante e diffusa che, se l’evoluzione ci ha impiegato svariate centinaia di migliaia di anni per metterci diritti, trovando “l’escamotage” delle lordosi, in neanche cinquant’anni stiamo cambiando, come specie, la forma delle curve della nostra colonna.
Se ancora verso la fine dello scorso secolo le problematiche posturali vertebrali nascevano da un’esasperazione delle curve, e nelle varie metodiche terapeutiche si parlava di spianamento delle lordosi, adesso non ci sono più curve da spianare!
Colonne tutte dritte, o addirittura a curve invertite, supportano più precariamente le sollecitazioni gravitarie rendendo non infrequenti problemi discali anche in età giovanile.
Gli archi vertebrali non tirano più bene le loro frecce, le scarse o inesistenti lordosi non ammortizzano più e sui dischi i carichi di lavoro eccessivi provocano degenerazioni, protrusioni, ernie.
Non è solo la colonna a pagare il prezzo della sedentarietà, è tutto il “vestito” miofasciale che – dal momento che i muscoli adattano la loro lunghezza al modo in cui vengono fatti lavorare – si restringe costringendo anche le altre articolazioni a lavorare di più, di qui gonartrosi e coxartrosi, periartriti di spalla e tendiniti ed ogni altro problema di origine meccanica.
In un vestito più stretto anche vasi e visceri vivono male: varici venose degli arti inferiori, emorroidi, ernie iatali, prolassi degli organi pelvici sono solo alcuni dei problemi che possono avere una componente posturale.
In definitiva qualsiasi intervento terapeutico osteopatico, non può prescindere da una valutazione posturale, così come alla postura guardano con rinnovato interesse branche della medicina come l’ortopedia, la neurochirurgia, la gastroenterologia, la ginecologia.