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EOP

La sinergia Osteopatia-Mezieres

di Dario Vitale. Era la seconda metà degli anni 80, quando contattai Alain Bernard per chiedergli di formarmi in osteopatia.
“Scertamonte – rispose nel suo caratteristico italiano – ma prima faccia il corso di Mezieres del mio amico Jacky Renauld”.
Io non sapevo quasi di cosa si trattasse, e poi volevo fare osteopatia, ma segui il consiglio di quello che sarebbe diventato il mio maestro e poi compagno di lavoro ed amico.
E non ebbi mai a pentirmene, perché cominciai a lavorare fin da subito.
E lavoravo grazie ad un insegnamento dove la contaminazione tra concetti e tecniche del mezieres e concetti e tecniche dell’osteopatia era pressoché totale.
Il passaggio all’osteopatia fu, dopo qualche anno spontaneo e naturale, avendo già acquisito e praticato con il mezieres una visione concettuale e clinica della globalità.
Quando alla fine degli anni 90 progettammo l’attuale formazione in osteopatia l’intenzione di Alain era di inserire il Mezieres al primo anno.
Per una serie di motivi, non ultimo il crescente discredito di un Mezieres male insegnato e mal praticato (la “posturale”) l’idea è rimasta nel cassetto fino ad oggi. Ma la sinergia tra Mezieres e Osteopatia è rimasta sempre valida, come ampiamente dimostrato dall’esperienza nostra personale  e dei nostri allievi di Osteopatia che hanno seguito il corso “Il Mezieres nella visione osteopatica”.
Da quest’anno, rotti gli indugi, abbiamo riabbracciato l’idea originaria di Alain per farla ridiventare la caratteristica più peculiare del nostro insegnamento e per superare questa distinzione Mezieres/Osteopatia che per noi è puramente accademica.
Infatti noi lavoriamo, diagnostichiamo e normalizziamo, zone che hanno perso mobilità (in disfunzione) e quindi hanno dato il via ad un gioco di compensi che oltre una certa soglia produrrà una sintomatologia. È questo il concetto unitario alla base del nostro lavoro. Poi secondo necessità potremo tirar fuori dal nostro armamentario terapeutico:

  • un thrust ad alta velocità se si tratta di rompere,a livello vertebrale, il circolo vizioso che mantiene una sciatica;
  • una tecnica di stiramento (mezieres) o di inibizione/accorciamento se la disfunzione è miofasciale, cioè la perdita di movimento dipende dalla retrazione di un tratto di una catena muscolare;
  • un lavoro propriocettivo di bilanciamento neuromuscolare se la disfunzione, come spesso succede, coinvolge anche il software (la funzione) non solo l’hardware (la struttura);
  • tecniche viscerali e craniali quando quegli ambiti sono implicati.

Quindi in questa visione, partendo dal concetto di disfunzione primaria, Osteopatia e Mezieres escono dai compartimenti stagni in cui sono stati confinati per motivi ideologici o commerciali, per diventare strumenti diversi ma complementari di un bagaglio tecnico esaustivo.

Nel mettere in opera questo che era il progetto iniziale, abbiamo tenuto conto sia di un bisogno di gradualità didattica, sia  dell’esigenza dell’allievo di lavorare il prima possibile per fissare ed affinare concetti e tecniche e, non ultimo, potersi mantenere agli studi.
La programmazione a moduli rispetta tutti questi parametri.

Il primo modulo, della durata di un anno comprende il Mezieres, con le tecniche di stiramento miofasciale e di inibizione; la propriocezione, con le tecniche di riequilibrio neuromuscolare; l’osteopatia, con il Trattamento Generale Osteopatico.
Questo primo anno fornisce all’allievo sia una solida base di approccio alla globalità, sia degli strumenti per affrontare in maniera efficace una buona percentuale dei problemi che si presentano in studio e attribuisce un certificato di Mezieres Osteopatico.

Il secondo modulo, che dura 3 anni, riguarda il seguito dello strutturale e rappresenta lo zoccolo duro dell’osteopatia di Alain Bernard e attribuisce un Certificato di osteopatia strutturale (CO).

Abbiamo riunito infine viscerale e craniosacrale nell’ultimo modulo, della durata di un anno.Questa soluzione, rispetto a quella più consueta di spalmare le ore di viscere e cranio su più anni, si è rivelata didatticamente la più efficace.
Questo terzo modulo attribuisce il DO.

Per chiarire ulteriormente il nostro progetto – e per chiudere – ecco alcune risposte alle domande che ci fanno più comunemente.

Domanda: Perché avete inserito il mezieres in un corso di osteopatia?
Risposta: È solo un luogo comune, purtroppo molto radicato tra gli addetti ai lavori, che vede osteopatia e mezieres come due discipline separate e la seconda di minore importanza (la famosa “posturale”).
In realtà sono due approcci tecnici estremamente efficaci, che partono da una base concettuale comune e, non ci stancheremo mai di ripeterlo, si uniscono in una sinergia di rara potenza come testimoniato dai nostri maestri Alain Bernard e  Jacky Renauld, dai nostri docenti, dai nostri allievi.

Domanda: E io che voglio fare osteopatia e ho già fatto un corso di Mezieres? E se cerco solo un corso di Mezieres?
Risposta: Il nostro mezieres è completamente diverso da quello insegnato in maniera “ortodossa”. Lo abbiamo modificato sia per fornire una cornice di globalità, dove sarà più facile per l’allievo inserire i pezzi del “puzzle” osteopatico; ma al tempo stesso ne abbiamo fatto uno strumento di pratica estremamente più efficace del “metti le gambe in aria e respira…” attualmente in circolazione.
Quindi chi vuol fare solo il mezieres, ma anche chi ha problemi economici, di tempo, chi non è sicuro e vuole provare, tutti con questo primo modulo di un anno acquisiranno un ottimo strumento di lavoro.
E prevediamo che anche una buona percentuale di coloro che erano titubanti dopo averci “assaggiati” continueranno con i moduli successivi.

Domanda: Siete riconosciuti dal ROI? Aderite alle norme europee, dell’OMS ecc…?
Risposta: Ormai sulla piazza esistono qualche decina di associazione osteopatiche. Ognuna di esse “riconosce” le scuole ed i professionisti che la “riconoscono”; nella realtà sono tutte associazioni private senza alcuna valenza istituzionale. È un sistema autoreferenziale che non ha nessun valore se non quello di fornire un qualche supporto a scuole che formano allievi che non hanno e non avranno titoli legali per lavorare in ambito sanitario in attesa di un fantomatico  riconoscimento (che forse non arriverà mai).
Noi ci siamo tirati fuori da tutto questo, accettando solo medici e fisioterapisti e insegnando loro a fare il nostro lavoro senza enfatizzare un titolo che, almeno per il momento, non ha alcun valore legale.
E questa scelta non è stata fatta secondo un criterio elitario. Accettando solo chi ha già un titolo per lavorare ci siamo tirati fuori dal marasma di ambiguità, di mezze verità, di escamotage (norme UNI, ISO, CEN, diplomi esteri e chi più ne ha più ne metta),

E siamo vicini in questo ad un’associazione – il ROFI, Registro degli Osteopati Fisioterapisti – che non “riconosce” scuole, ma raggruppa professionisti che hanno questa stessa visione.

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