di Renzo Spanu
Innanzitutto cerchiamo di capire cosa si intende per “somatotipo“.
Questa parola è stata coniata da William Herbert Sheldon, un medico e psicologo statunitense.
Sheldon sosteneva che l’essere umano poteva essere classificato in base al contributo che i foglietti embrionali avevano dato nella formazione dell’organismo: l’endoderma (dal quale originano l’apparato digestivo e quello respiratorio), il mesoderma (dal quale originano il muscolo scheletrico, il tessuto connettivale e il cuore) e l’ectoderma (dal quale originano pelle e sistema nervoso).
In base alla predominanza di uno dei tre foglietti embrionali, secondo Sheldon, si può distinguere una predominanza che avrà ripercussioni fisiologiche, fisiche e psichiche.
Vediamo rapidamente i tre somatotipi individuati da Sheldon e poi cercheremo di capire come si modificherà l’approccio osteopatico.
Cerchiamo di fare tre esempi chiarificatori:
Il primo somatotipo è il MESOMORFO: forte, compatto, spalle larghe, fianchi stretti. Adatto all’attività fisica e alla crescita muscolare rapida. La postura è diritta. Avrà un carattere attivo, competitivo, dominante.
Il secondo somatotipo è l’ECTOMORFO: longilineo, con arti lunghi e bassissimi livelli di grasso corporeo. Sarà caratterizzato da un metabolismo iperattivo, da un difficoltoso accumulo di grasso e da una difficoltosa crescita muscolare. L’ectomorfo sarà un introverso, un timido, un razionale.
L’ultimo è l’ENDOMORFO: dal punto di vista fisico, l’aspetto sarà caratterizzato da forme “tondeggianti”, ossatura robusta, accumulo adiposo nella parte superiore del corpo. Avrà facilità di crescita muscolare, maggiori capacità digestive e metabolismo lento. Caratterialmente sarà un tipo emotivo, socievole, estroverso e rilassato.
Adesso facciamo una pausa e cogliamo l’occasione per un chiarimento FON-DA-MEN-TA-LE:
QUESTE TRE CLASSIFICAZIONI NON SONO UNA LEGGE INEVITABILE!
Ciononostante, sono classificazioni che aiutano l’operatore ad indirizzare meglio il proprio gesto, anche in base a tendenze psicosomatiche.
Per dovere di cronaca, qui di seguito trovate una precisazione fondamentale che ho trovato nella pagina di wikipedia che riguarda i somatotipi
Per quanto un individuo possa essere inquadrato in un somatotipo in termini morfologici e costituzionali,almeno in parte con quanto è stato descritto, esso non è di conseguenza associabile a tali caratteristiche di temperamento
È ovvio e normale che ci saranno soggetti tendenti al sovrappeso che saranno introversi e soggetti iperattivi che saranno anche dei compagnoni!
E ora? Come cambia l’approccio rispetto al somatotipo?
Innanzitutto, il somatotipo ci fornisce una informazione sul “terreno” (o sulle predisposizioni) di chi abbiamo davanti.
L’endomorfo avrà maggiori possibilità di sviluppare disturbi gastrointestinali e la sua tendenza all’accumulo di adipe lo potrà rendere soggetto a problematiche circolatorie.
L’ectomorfo, al contrario, avrà difficoltà legate ad un metabolismo eccessivamente accelerato.
Nell’ambito quotidiano dell’osteopata, un soggetto attivo, che fa mille cose e che ha una problematica di spalla ci “chiederà” un approccio più diretto, con il quale risolvere la situazione in modo rapido.
Al contrario, una persona che tende all’endomorfo, pur necessitando di una sorta di “scossone”, verrà trattato in modo più cadenzato nel tempo: si otterrà lo stesso effetto in un numero di trattamenti tali da non rendere traumatico l’effetto.
Concludo ricordandovi che l’osteopatia non è un approccio preconfezionato da acquistare in un kit universale.
L’osteopatia osserva, studia, testa e adatta OGNI tecnica ad OGNI persona.