Dal 1999

EOP

Il concetto IPO-IPER

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Perchè la nostra visione

Qui sotto il testo dell’intervista per chi preferisce leggere:

D: perchè scegliere EOP?
R: Perchè siamo più efficaci, soprattutto nella gestione dei problemi persistenti e ricorrenti, dal momento che abbiamo integrato l’osteopatia classica con un approccio miofasciale, che è soltanto nostro.
E non si parla solo di tecniche, ma prima delle tecniche vengono i concetti
Infatti qualsiasi prassi tecnica rischia di essere inefficace se non è supportata da concetti saldi, indispensabili non solo per la comprensione dei vari problemi (diagnosi), ma per scegliere poi gli strumenti tecnici più adatti (parliamo delle strategie di intervento).
Avere concetti forti è un nostro vanto e, per quanto conosco gli ambiti dell’osteopatia odierna, molti di questi concetti sono una nostra peculiarità, anche perchè derivano dalla nostra evoluzione nel considerare i temi della Biomeccanica.
Parliamo, prima di tutto di IPO/IPER: un concetto cardine di tutto l’approccio strutturale, di cui – come dicevo – trovo in giro, sul web e negli ambiti osteopatici, solo pochi cenni ed il più spesso malintesi.

Con IPO noi definiamo la perdita di mobilità, la disfunzione, che inevitabilmente genererà, per compenso, un sovraccarico meccanico, che definiamo IPER, che causerà su una data zona alterazioni strutturali e/o dolore.
La zona in sovraccarico non necessariamente esprime un sintomo, ma sempre sarà in perdita di mobilità, a breve termine su un riflesso antalgico a priori, poi attraverso modificazioni strutturali.
È quello che spiego tutti i giorni ai miei pazienti: soffriamo per cause meccaniche nelle zone che lavorano troppo perché si fanno carico di oneri di movimento che toccherebbero ad altre zone.
Così la lombare diventa dolorosa quando si assume parte del lavoro che una zona dorsale rigida non svolge più; un’anca soffre perché subisce eccessive sollecitazioni meccaniche per colpa di una zona lombare che non ammortizza più bene; un ginocchio protesta perché il sistema ammortizzante del piede, in crisi, manda troppe sollecitazioni all’articolazione femoro-tibiale; e così via.
Quindi è sempre l’eccesso di sollecitazioni meccaniche, localizzato in una certa zona da un cattivo equilibrio biomeccanico che, anche senza che si manifesti alcun dolore, di volta in volta produrrà artrosi, discopatie, tendinopatie, vale a dire quei fenomeni di modificazione strutturale che dipendono da degenerazione dei connettivi specializzati.
Anche la zona sottoposta a stress meccanico, o per le modificazioni strutturali che subisce – che sono sempre nel senso della fibrosi, dell’addensamento tessutale – o per un maggior tono riflesso dei muscoli circostanti, ben presto andrà anch’essa in perdita di mobilità, nel nostro gergo diremo chè e diventato IPO di IPER.
Questo genera dei circoli viziosi, che si chiudono o sulla relazione meccanica,- dove per esempio una cartilagine degenerata subirà maggiormente le sollecitazioni meccaniche normali per una cartilagine sana- o sulla relazione neurologica perchè il sovraccarico meccanico manda al midollo segnali anomali in entrata, cui il midollo risponde con segnali disfunzionali in uscita, cosicché la disregolazione del controllo nervoso va sempre più a peggiorare.
D: questa che è una situazione abbastanza diffusa è sempre sintomatica?
R: No, fortunatamente il nostro sistema biomeccanico ha dei margini di compenso molto ampi, per cui possiamo funzionare male a lungo senza soffrire.
Il problema è che il gioco dei circoli viziosi restringe sempre più le possibilità di malfunzionare senza dolore, e quando in una data zona – articolare, legamentosa, tendinea – per somma di microtraumi, si supererà la soglia del dolore, in questa zona si esprimerà una sintomatologia dolorosa.
La comparsa del dolore potenzia i circoli viziosi, modifica in peggio gli schemi motori e, con il ripetersi degli episodi acuti, la situazione potrà diventare ricorrente e/o persistente.
D: cosa fa l’osteopatia in queste situazioni:
R: Nel nostro approccio osteopatico, ci occuperemo della zona che subisce il sovraccarico, non perché il nostro intervento sia sintomatico ma perché quella stessa zona sarà in perdita di mobilità, anch’essa IPO, o a causa di un riflesso antalgico o a causa delle modificazioni strutturali cui è andata incontro; inoltre dovremo lavorare sulla zona IPO primaria, vale a dire quella la cui diminuzione di movimento ha causato il sovraccarico meccanico a distanza; e non dovremo dimenticare la via di relazione, lungo le fasce o tramite il sistema nervoso, attraverso cui si stabilisce la comunicazione disfunzionale tra zone IPO e zone IPER.
Quindi noi saremo sempre: globali, quando trattiamo le IPO a distanza, locali quando trattiamo le IPO della zona che esprime il sintomo, e ci occuperemo delle vie di comunicazione, meccanica e neurologica, normalizzandole.
Di questo principio che è un’altra pietra angolare del nostro approccio, LOCALE e GLOBALE, parleremo in un prossimo podcast.
Grazie per averci seguito. Se avete trovato interessante questa intervista, fate un regalo ai vostri colleghi che stimate: condividete questo post: https://tinyurl.com/IPO-IPER

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